GLOSSARIO
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per un vocabolario dell’indipendenza
Comunanza - Ferdinando Mazzitelli
La comunanza é un apprendimento sociale che si compie con la riproduzione di comportamenti concreti: l'interazione, la reciprocità, lo scambio e il dono. Quella artistica, altresì, va praticata stimolando l’attitudine all'azione diretta sui territori o nei contesti in cui un gruppo di persone, comunità consapevole o meno, decide di intervenire per modificare o influenzare una determinata situazione o comportamento. La comunanza artistica non é finalizzata alla produzione di opere e non richiede nulla di documentato o rappresentativo. Data la sua radice pedagogica, come medium artistico apre informa aiuta, programma, ritorna e sostiene. L'arte di comunanza non é consolatoria ma un cambiamento comune!
Contenitore - Davide Da Pieve
Dagli anni Sessanta è impiegato nel lessico artistico come nome e aggettivo per indicare programmi radio e TV, intesi come recipienti, format, simulacri e strutture malleabili che accolgono oggetti e informazioni di ogni tipo.Contenitore , nell’attuale scenario da pranzo al sacco, diventa sinonimo di brand e di spazi culturali, diffondendosi nel linguaggio quotidiano come termine usa e getta, soprattutto in seguito alla dilagante vittoria ottenuta sul contenuto . Superato il boom dei Musei in acronimo, la permanenza del termine contenitore testimonia non solo la progressiva delegittimazione di tutti i luoghi della cultura, ma anche il completamento di un eclissi in cui l’arte è addomesticata dal consumo, inglobata nel design e risucchiata in politiche estetizzanti di sostenibilità e di profitto.
Corrispondenza - Susanna Ravelli
Ascolto e tensione empatica alla reciprocità, attitudine alla compassione; dare il valore corresponsivo alla relazione crea interdipendenza e correlazione di coesistenze indipendenti. Il rapporto persistente di reciprocità trasforma la corrispondenza orizzontale in bene comune, capace di attuare un cambiamento radicale. La natura e gli ecosistemi sottendono una corrispondenza, tra uomini, animali e vegetali, fragile e germinale come un respiro sospeso tra il troppo pieno e il vuoto, la mancanza. Joseph Beuys riconosce nella pratica di una corrispondenza iterativa un processo taumaturgico “l’uomo e la natura con l’anima riunita, costituiranno un mondo vero”.
Educare - Annalisa Russo
Il termine “educare” deriva da “ex-duco”: educare significa “tirare fuori” le potenzialità del singolo, valorizzare la persona nella propria unica e irripetibile individualità. Ma educazione è una parola ormai tradita e rovesciata nel suo senso: si è ridotta a nozionismo, indottrinamento tout-court che invece di contribuire a sviluppare i talenti personali tende a omologare, nella convinzione (errata) che siamo tutti uguali. L’arte è sempre stata strumento di educazione, finché anche il suo senso non è stato tradito: se n’è fatto mercato, svilendola come una merce qualunque. Ma l’arte - etimologicamente - è qualcosa che “muove”, che provoca una trasformazione, concorrendo all’educazione. Arte e educazione devono ritrovare il loro vero significato, per ritrovare loro stesse e apportare un reale contributo nello sviluppo dell’individuo, e della società.
Non profit e no profit – Olga Gambari
Non profit e no profit, in linea generale, sono espressioni utilizzate per le attività condotte senza scopo di lucro, i cui utili vengono reinvestiti in nuovi progetti; nel campo delle pratiche indipendenti, esse vanno a indicare un agire smarcato da logiche di mercato, che solo può garantire autonomia di pensiero e libertà di espressione. La produzione culturale, d’altro canto, non può essere ridotta a mero bene di consumo, e i profitti che genera non sono misurabili con semplici metriche economiche. Essa deve basarsi su parametri diversi, su dinamiche di condivisione e non di competizione, su processi orizzontali e non verticali; sull’arricchimento, prima che sul lucro. No profit dunque come visione, atteggiamento mentale, prima ancora che pratica.
Osservare – Serena Carbone
Adieu. Bientôt va... finir... une certaine manière de voir , così Monsieur Teste, il bizzarro personaggio saltato fuori dalla penna di Paul Valéry, si congeda dal lettore. Il verbo vedere può essere considerato, per sinonimia, parte della duplice accezione del verbo osservare: osservare in quanto azione di senso legata alla vista, ma anche osservare in quanto comportamento connesso alle circostanze. Secondo Jonathan Crary, l'osservatore infatti non è solo colui che vede, ma anche colui che «osserva le regole», si conforma ad esse nel rispetto di quelle pratiche sociali inquadrate in un sistema di convenzioni e limitazioni che ne influenzano, a loro volta, la percezione.
Pratica – Olga Gambari
Pratica è concretezza, esperienza, conoscenza. È un percorso attraverso cui l’astrazione del principio teorica si formalizza in realtà, il banco di prova di un potenziale in nuce. Proprio questo era il significato intimo e originario della parola πρᾶξις - praxis in greco. Ed è nella pratica che si fonda la dimensione indipendente, nel luogo del processo che deve portare necessariamente a una produzione culturale e di pensiero. La pratica è quindi lo spazio delle relazioni e della parola, della ricerca, degli esperimenti, della condivisione. La galassia indipendente è un’infinita declinazione di pratiche, incensibili, in mutazione continua, serbatoio prezioso e avanguardista di modelli e stimoli per altri ambiti sociali.
Progetto –Pietro Gaglianò
Per muoversi mella ‘Zona’, dove Andrej Tarkovskij ambienta il film Stalker (1979), i personaggi devono lanciare davanti a sé un sasso che indica loro la strada da prendere. Coniugando in questo gesto volontà e arcane combinazioni del caso, si illustra il significato profondo di ‘progettare’, che deriva dal latino tardo ‘proiectare ’: ‘gettare avanti’. Contaminandosi con le variabili del lavoro di gruppo, con il rapporto aperto e sperimentale con le comunità in cui agiscono, con la relativa libertà che deriva dal loro ritenersi autonomi rispetto al sistema, gli Spazi Indipendenti recuperano la consapevolezza di un’alea nel loro progetto che li svincola dalla meccanicità un po’ arida della pianificazione istituzionale e commerciale.
Relazione – Serena Carbone
La relazione è un'azione intersoggettiva, una comunicazione che avviene tra due o più soggetti in uno spazio e un tempo comune. La relazione implica una risposta che non concerne solo la componente fattuale/oggettuale ma anche e soprattutto emozionale/comportamentale; allora le si potrebbero associare le parole contingenza e immaterialità. «Annotare naturalmente questa data, ora, minuto, sul ready-made come informazioni». Il ready made è prima di tutto un appuntamento: un avvicendarsi imprevedibile che apre alla conoscenza se non nell'istante in cui accade e si appare. Prima è stata la realtà, poi l'inconscio, dopo la società: oggi la relazione tiene insieme questi tre elementi.
Rete - Lorenzo Balbi
Prima dell’avvento di internet con il termine “rete” si indicava l’intreccio di fili di diversi materiali, incrociati ed annodati tra loro in modo più o meno regolare in modo da ottenere un sistema connesso e funzionale che lasciasse spazi liberi. Oggi i nodi della rete sono interconnessioni di fili (canali di comunicazione) per lo scambio di dati e messaggi. Traslato nell'ambito degli spazi di produzione indipendente la rete creata diventa sistema di scambio e di interconnessione, di divulgazione e di intreccio dei contenuti. Una serie di nodi (spazi) e fili (rapporti) che diventa sistema omogeneo attraverso l'opera di tessitura di un sarto (creazione indipendente). La rete così creata assume la funzione di irretire - etimologicamente “avvolgere con una rete” - il sistema costituito e in questo modo relazionarsi/sostituirsi/- sovrapporsi ad esso.
Ricerca/sperimentazione – Serena Carbone
Da produttori a consumatori, da consumatori a consumati citando Benjamin Barber. Per non essere consumatori tout court e men che meno consumati, occorre dunque ritornare ad essere produttori. Per fare ciò ricerca e sperimentazione sono necessari. Questo il senso della sperimentazione nelle pratiche indipendenti: non c'è un margine entro il quale definirsi quando piuttosto un atteggiamento critico di continuo riposizionamento nei confronti dello spazio, dell'immagine, dello statuto stesso che legittima l'opera d'arte. L'occhio critico vede oltre le quotidiane associazioni, rivisita il passato, frattura il presente e apre un varco spregiudicato sul mondo attuale. Curiosità, impegno, passione, metodo, conoscenza così si scrive il futuro.
Spazio – Pietro Gaglianò
Lo spazio è un elemento costitutivo nella definizione del binomio di Spazi Indipendenti. La presenza di uno spazio caratterizza una continuità, variabile, dell’attività: si agisce in quanto spazio e questo diviene un terminale di visioni, progetti, confronti e possibilità. La qualità fisica dello spazio è il punto di contatto con la verifica al cospetto del pubblico: quello transitorio del mondo dell’arte e quello permanente delle comunità in seno alle quali si agisce. In forza della loro indipendenza, gli Spazi possono conferire una natura nomade alla propria collocazione, sfruttando le reti che contribuiscono a creare. Lo spazio assume quindi in sé la ricerca di definizione di cosa l’arte fa in quanto indipendente.
Territorio - Alessandra Pioselli
Smagliato, polimorfo, alienato, confilittuale, smaterializzato, normato, ritessuto, evocato, immaginato, il territorio è un soggetto inquieto. Qualsiasi sia la sua condizione, nondimeno nella Costituzione si trova il presupposto della sua iscrizione come bene comune (P. Maddalena, 2014). Dalle definizioni giuridiche o funzionaliste, la plurivoca nozione di territorio porta a riconosce la natura relazionale e processuale che lo qualifica, considerandolo un “organismo ad alta complessità, un neoecosistema in continua trasformazione” (A. Magnaghi, 2000). Comprendere la posta degli attori in campo che si giocano la partita nella scrittura fisica e simbolica del territorio è una necessità di ogni progetto operoso anche su questa scala.
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